Con questo articolo di Nicola Zeloni, parte una iniziativa molto importante: DIAMO VOCE ALLA NOSTRA COMMUNITY! Il nostro Blog è il VOSTRO Blog, se avete qualcosa di importante da dire che riguarda il nostro settore, comunicatecelo, mandateci una mail, questo luogo sarà il VOSTRO amplificatore, meglio di un Marshall o di un VOX. Leggete con attenzione questo articolo di Nicola, che non solo è il web designer e responsabile di questo sito, quello che mette in pratica tecnicamente ogni iniziativa di ISI, ma è anche un notevole musicista con una voce blues da far venire i brividi. Capirete quindi perchè è così motivato e preoccupato… perchè è uno dei nostri, perchè “va a suonare” e vive gli stessi problemi che viviamo noi e… non ne può più. Abbiamo deciso, momentaneamente di non fare nomi… per ora! Leggete e soprattutto, riflettete bene. Buona musica a tutti.
LO STAFF DI ISI

clicca per ingrandire la foto di Nik:
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Così recita Wikipedia:
L’espressione sta a significare un gruppo di persone che, in maniera spavalda e arrogante, cerca di ottenere qualcosa, comportandosi in modo incurante nei confronti della normativa legale“.

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Tutti abbiamo seguito le vicende di Ricucci e compagnia bella, e l’eredità giornalistica di quel momento recente di cronaca è questa espressione: i “furbetti del quartierino”.
Facciamo un gioco?
Proviamo a traslare questa espressione su altre realtà che non siano quelle immobiliari o finanziarie…
E tanto per rimanere nel tema di questo sito, proviamo a parlare di musica.
O meglio, proviamo a ragionare su chi dovrebbe far fare a centinaia di artisti, cantanti, gruppi, acrobati e saltimbanchi in genere, quel tanto ansiosamente atteso confronto vero con un pubblico vero. Di chi tiene in mano, quindi, il destino di tantissimi ragazzi che hanno tutte le intenzioni di provare seriamente la carta dello spettacolo, ma anche di quella vera e propria folla di appassionati che agognano una volta tanto di farsi vedere e sentire da occhi e orecchie che non siano quelle di parenti, amici stretti o fidanzati/e vari/e.

Parliamo dei gestori dei locali, i NOSTRI “furbetti del quartierino”.

Tutti quanti (e in mezzo mi ci metto anche io) prima o poi abbiamo provato a realizzare un demo, un video, un curriculum e quindi abbiamo cominciato il nostro giro di locali, per lasciare il prodotto delle nostre fatiche (spesso pagato MOLTO profumatamente).
Sono certo che il 99% di voi si riconoscerà in questa sceneggiatura:

Interno notte.
Sala (una volta) fumosa, pieno (non sempre) di gente, musica insignificante di sottofondo, oppure che sfonda i timpani tipo “unz-unz-unz”.
Il nostro artista (da ora lo chiameremo A.) si avvicina tremebondo al bancone del locale:
A.: “Ciao, scusa…”
Il barista non sente/fa finta di non sentire. A. alza la voce:
A.: “SENTI, SCUSAAA!!!”
Il fetido barista (da adesso F.B.) si gira e fa un espressione come se avesse appena visto un catarro verde sul suo bancone appena lucidato. Poi imita il meglio del sorriso che ha:
F.B.: “SI?”
A. (urlando e tutto d’un fiato): “So che fate musica dal vivo qui. Io ho un demo da lasciare. Posso parlare al titolare o chi si occupa della programmazione”
F.B. ovviamente vi aveva già inquadrato al primo sguardo e, mentre serve 12 tequila bum bum e tre negroni, vi risponde:
F.B.: “No, stasera non c’è. Se vuoi lasciami pure il cd che glielo faccio avere io. Oppure prova a tornare domani sera”
Ovviamente il Turpe Gestore (da ora T.G.) c’è, e tu lo sai. Ma non hai scelta. Lasci il demo.
E inconsciamente lo sai che il tuo cd finirà come sottobicchiere prima di mezz’ora, ma esci con un sorriso inebetito dal locale, pronto a farti una ventina di Km per raggiungere il prossimo “locale-che-fa-musica-da-vivo”, dove uno zio di un tuo amico fa il buttafuori e allora forse…

Non va meglio se provi a tornare a giorni alterni. T.G. non c’è mai (e tu sei sempre più convinto che c’è ed è nel retrobottega a copulare con la cassiera).

Poi (a volte) il miracolo.
Dopo 150 demo consegnati, due treni di gomme finiti e il fegato che a forza di shoottini si è disintegrato, arriva la telefonata.

T.G. (o chi ne fa le veci): “Ciao senti, io sono T.G. del nome-a-caso-di-locale-musica-live. Ho sentito il demo e direi che ci siamo. Vi va di fare una serata?”
Dopo essersi ripreso, e senza aver annusato la fregatura (CERTO che voglio fare una serata, mica ti ho portato il cd per decorare l’albero di Natale) A. risponde:
A.: Certo, cavolo, figata, bellissimo… quando?”

La scena si sposta il giorno concordato all’ora stabilita.

E qui la storia assume toni dalla tragedia greca, al film di Pierino anni ’70. Di seguito elenco alcune degli avvenimenti più frequenti:

1) Il locale non è aperto, chi ha le chiavi arriva con una mezzoretta di ritardo e vi costringe a montare e fare un soundcheck degno di una convention di sordomuti in un tempo di valore europeo, che non vi farà sentire niente sul palco e fuori sembrerà il suono di un mattatoio all’ora di punta;

2) entrate e… sorpresa!!! Sul palco c’è un altro gruppo/dj set/spogliarellista che aveva la serata fissata da un mese prima di voi. T.G. si era dimenticato o aveva fatto casino;

3) entrate, riuscite a montare e… oplà!!! si scopre all’ultimo secondo che il mixer/spie/casse/impianto non funzionano, o funzionano a scatti, o sono SIGILLATI per motivi di Decibel. Risultato: potevate suonare un metro sott’acqua, era uguale;

4) Entrate, montate e vi accorgete solo ora che il buffet offerto da T.G. al gruppo consiste in due fette di salame, tre olive, tre tartine avanzate dall’aperitivo del pomeriggio e poco altro. Inoltre venite informati che OGNI CONSUMAZIONE LA PAGATE A PARTE;

5) (Questa probabilmente la sapevate anche da prima ma avete deciso di suonare lo stesso) tutto il gruppo ha un budget che raramente supera i 30 Euro per le consumazioni. Non a testa. Tutto il gruppo. Il resto SI PAGA.

6) Passati indenni dal buffet, suonate e nessuno vi caga (e vabbè forse qui non è sempre colpa di T.G.)

7) Finite di suonare, passate a riscuotere. Dramma. T.G. è andato via e non ha lasciato i soldi. Tornate domani.

7bis) Vi eravate messi d’accordo per una cifra e ve ne danno la metà. “Sai c’era poca gente”, “dai in fondo è la prima volta, la prossima vedrai…”, “Non hai portato nessuno, ci credo che il locale era vuoto. Così non ho incassato”, etc, etc…

7ter) T.G.: “Guarda che io mi occupo del locale, ma della programmazione si occupa (nome-di-altro-furbetto). Mi ha detto che vi paga a trenta giorni (sic)”

E questa è la più bella:

7quater) Nella foga (capita) non avevate parlato di soldi e vi eravate fidati di “voci” che parlavano di un compenso degno. Andate a riscuotere e vi rispondono “Ma veramente la prima volta i gruppi non li paghiamo. Li sentiamo. Dalla seconda volta in poi….” (E ALLORA IL DEMO COSA DIAVOLO TE L’HO PORTATO A FARE). Il guaio è che molte volte te lo dicono DOPO che hai suonato (e quindi regolarmente lavorato per T.G. e avergli riempito regolare borderò SIAE).

E queste sono solo alcune delle cose che SONO CAPITATE A ME! (tralascio volutamente la più classica di tutte: “il compenso va in base A QUANTA GENTE PORTATE”, come se il locale fosse il vostro… bastardi!)

Sono quindi certo che a tutti voi che mi leggete saranno capitate tutte queste cose, più altre diecimila che raccontare tutte occuperebbe un paio di siti.

Ma sarebbe comunque bello se tutti ci organizzassimo. Se in qualche modo dicessimo “basta!”.
Basta alla prassi del gestore che non paga l’ENPALS.
Basta con il vedersi chiedere di compilare un borderò a metà, senza data né firme e non “chiuso” (in questo modo lo riusano e pagano l’IVA una volta si e quattro no).
Inoltre sarebbe il caso ricordare a lor signori che in caso di “prestazione gratuita” è OBBLIGATORIO compilare una dichiarazione da parte dell’artista che per quella sera ha recitato/suonato/fatto-cose gratis et amore dei. Altrimenti in caso di controlli SIAE (arrivano, arrivano, state tranquilli) il gestore paga e a voi vi si bevono.

Per farlo dovremmo essere tutti insieme. Ma come si fa?
Non chiedetelo a me. Chiedetelo a voi stessi.

Siete disposti a farvi sfruttare tutta la vita pur di salire su un palco, che il più delle volte è una moquette buttata per terra a livello dei tavoli?
Siamo disposti con il nostro comportamento, a giustificare l’esistenza dei suddetti “furbetti”?
Se avete risposto due “si”, allora non c’è speranza.

In caso contrario, se un dubbio ve l’ho fatto venire, direi che si potrebbe cominciare. Intanto a parlarne qui, con la speranza (e malcelato obiettivo) di far sparire certa gente dalla faccia della scena musicale, o almeno contrassegnare con una X tutti i punti pericolosi di questo campo minato.

Secondo una semplice legge “fisica” se sempre meno persone vanno in quel locale perché nessuno vuole più suonarci, allora o quel locale muore o cambia atteggiamento. In fondo, se chiedono a noi di portare gente, significa che ne hanno bisogno. Bene… noi la NOSTRA gente la portiamo dove vogliamo. Con TE, caro T.G. abbiamo chiuso.

A voi. E chissà che non ne venga fuori una bella mappa, magari in formato TomTom (chi ne ha le capacità si faccia avanti). Ve la immaginate la vocina? “Al locale tra – 300 – metri – Tirare a dritto – senza – fermarsi”.

Nicola

P.S.: Se qualche gestore dovesse sentirsi offeso dalle mie dichiarazioni, lo invito a postare qui un commento. Ma che non si azzardi a negare l’evidenza, offendendo la mia e altrui intelligenza. Solo il mio gruppo conta più dei quattro testimoni componenti, e credo che trovarne altri trenta o quaranta non sia un problema (come avete fregato noi, che di anni ne abbiamo qualcuno oramai, ne avrete fregati una quantità industriale temo). Non è cattiva pubblicità. ISI NON BECCA UN EURO dai posti eventualmente segnalati come positivi e non ha interessi in nessuna realtà assimilabile ad un pub, pizzeria, sala concerti, caffè o quant’altro.
Si tratta di giustizia. Una volta tanto.




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Questo articolo è stato inserito il venerdì, Maggio 30th, 2008 alle 10:17 nella categoria Senza categoria.
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