Gli impulsi elettrici, la luce ed i suoni arrivano a noi sotto forma di onde la cui rappresentazione grafica varia al continuo variare di parametri, (come la lunghezza dell’onda stessa), sensibili al mezzo attraverso il quale le stesse si propagano; si veda per esempio l’influenza che può avere l’atmosfera più o meno rarefatta e la sua temperatura in relazione all’onda sonora che la può attraversare.
Schematicamente, il procedimento della digitalizzazione avviene con la scomposizione di suddette onde nelle fasi dello spezzettamento e del campionamento.
 Si supponga ora di dover digitalizzare un suono costituito da una singola onda di tipo sinusoidale.
L’onda, e nell’ipotesi in oggetto quella sonora, è caratterizzata da una velocità e da certa durata che sono rappresentate dalla sua lunghezza sull’asse delle X nell’unità di misura degli Hertz.
Lo spezzettamento che avviene in questa direzione è basato sulla frequenza di misurazione che è generalmente di 44.100 Khz adatta a ricostruire la posizione nel tempo di tutte le onde udibili dall’orecchio umano il quale, è sensibile ad un “range” di frequenze comprese tra i 20 Hz e i 20 Khz.
 Per determinare l’ampiezza del segnale l’onda viene misurata con la sua divisione sull’asse delle Y nell’unità dei Bits, si consideri che con una scansione operata a 16 bit si ottengono all’incirca 65.000 divisioni dell’onda. (fig. sotto)

digital sinjpg.jpg

Come per la frequenza è utile precisare che maggiore è il numero delle divisioni maggiore sarà la precisione della ricostruzione.
Dallo spezzettamento, risultante, è una serie di punti, (nella figura sopra a,b,c…), ai quali viene attribuito un valore che viene successivamente impiegato per la ricostruzione approssimata, per mezzo di un algoritmo, dei segmenti a-b, b-c, c-d, d-e etc.
Nella fase successiva del campionamento viene eseguita la misurazione dell’area dei minuscoli trapezi ottenuti per mezzo di un calcolo integrale, questo non prescinde tuttavia da una inevitabile approssimazione che comporta la generazione di un errore alla base di una imprecisione del campionamento stesso.
 La conversione in altri termini da segnale tempo-continuo, ampiezza-continua ad un flusso di dati binari ad n° bit introduce un errore intrinseco irreversibile che viene detto quantizzazione (µ).
Si consideri che il contenuto digitalizzato per essere riprodotto nuovamente avrà bisogno di una nuova ulteriore conversione.
 La necessaria ricomposizione dell’onda perciò, aggiungerà inevitabilmente altre imprecisioni a quelle precedentemente generate che potranno essere si limitate, ma non eliminate.
Si rappresentano ora graficamente le differenze tra il segnale analogico naturale nel riquadro a sinistra e lo stesso segnale digitalizzato nel riquadro a destra.

segnDig.jpg




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